INTERVISTA AD ALEX BALDACCINI
Sottotitolo: Obiettivo Vanoni per l'astro nascente della corsa in montagna azzurra.....
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Vincitori in carica della super classica morbegnese Alex e il suo Gs Orobie sono attesissimi nella Città del Bitto. In palio non vi è solo il tricolore a staffetta, ma anche il record della gara che potrebbe essere alla portata del talento orobico…
Classe 1988, azzurro di specialità e vincitore della finalissima del Gran Prix Internazionale WMRA, Alex Baldaccini è uno dei migliori nostri giovani interpreti della corsa in montagna. Alla vigilia del campionato italiano a staffetta che domenica a Morbegno assegnerà i titoli Fidal 2012, lo abbiamo incontrato e intervistato per voi….
Sei passato da bella promessa della corsa in montagna ad essere uno dei migliori interpreti della specialità. Cosa è cambiato nel corso della stagione?
«Più che nel corso della stagione, il vero cambio è avvenuto l’anno scorso a settembre quando l’Esercito mi ha congedato… Dopo un primo momento di incertezza e confusione, ho deciso a mio rischio e pericolo, di dedicami a questo sport con più convinzione. Il tutto grazie alla mia famiglia che mi ha sempre supportato. C’è voluto un po’ di tempo ma ora stanno uscendo i frutti degli allenamenti. Altri passi fondamentali nella mia crescita nel corso degli anni credo siano stati i raduni con la nazionale, stimolo importante per un giovane e le gare internazionali all’estero. Appuntamenti che ti danno sempre quel qualcosa in più sia a livello di esperienza che di gratificazione personale».
Mondiali, Marmitte e Smarnagora un filotto che potrebbe anche continuare..
«Dopo i mondiali ho corso tutte le domeniche e finora la condizione è sempre andata in crescendo. Penso che sia sempre difficile capire i propri limiti, dunque senza farmi problemi vado avanti settimana per settimana. Domenica ho preso parte alla Valgoglio Vertical come ultimo test pre Vanoni. Anche se sui ripidi sentieri bergamaschi il filotto si è interrotto…. Non mi dispiacerebbe se dovesse riprendere con l’appuntamento morbegnese»
Trofeo Vanoni 2012. Il Gs Orobie arriva al gran finale di stagione in grande spolvero... Chi vedi come avversari più accreditati?
«Sicuramente Atl. Valli Bergamasche e Orecchiella Garfagnana che, sulla carta, sono un po’ più forti di noi. Alla fine molto dipenderà da come verranno schierate le formazioni; noi da vincitori uscenti venderemo cara la pelle e cercheremo di essere pronti a sfruttare ogni minima sbavatura degli avversari. Confermarsi è sempre più difficile e poi quest’anno c’è in palio anche il titolo italiano, ma provarci non costa nulla».
Bilancio in corsa di un 2012 stellare. Successo più bello e rimpianto maggiore...
«Sicuramente l’emozione più grande è stata il sesto posto al mondiale davanti a tutti i tifosi azzurri, correre con la maglia dell’Italia è sempre motivo d’orgoglio, correre un mondiale in casa ancora di più! Sull’ultima rampa ho capito come si può sentire un ciclista quando passa fra due ali di folla che si aprono davanti…. Davvero uno spettacolo che spero si possa ripetere. Se poi parliamo di successi, il più bello ed importante è sicuramente la Smarna Gora, sia per com’è arrivato, sia per il livello che c’era. Il rimpianto invece è di non essermi qualificato per gli Europei, soprattutto perché la domenica della gara stavo benissimo (record Zucco di Dega abbassato di 50”) e se fossi stato là, sicuramente avrei potuto giocarmela per un buon piazzamento…»
Si parla molto di una corsa in montagna in crisi che non sa valorizzare atleti ed eventi... Che ne pensi al riguardo?
«La corsa in montagna tradizionale sicuramente sta pagando l’avvento di skyrunning e trail, che riescono ad avere più appeal mediatico… forse grazie a percorsi più spettacolari e ad organizzazioni più attente sotto questo profilo, ma forse anche perché la moda del momento è quella di cercare sfide impossibili su tracciati sempre più lunghi ed a volte anche pericolosi. A livello istituzionale però la corsa in montagna è ancora avanti anni luce rispetto a queste discipline relativamente nuove. Non a caso la corsa in montagna è una disciplina dell’atletica leggera, riconosciuta sia dalla federazione europea che da quella mondiale e con una nazionale ufficiale che ogni anno partecipa ad europei e mondiali assieme ad altre 40 o 50 nazioni. Penso che questo sia un grosso vantaggio da non perdere e che se in futuro verrà posta più attenzione a certe cose, a volte piccole, ma di grande importanza come possono essere appunto l’attenzione mediatica o la valorizzazione degli atleti e, soprattutto, se si tornerà a lavorare tutti assieme nella stessa direzione con l’entusiasmo che forse è venuto a mancare negli ultimi anni, la corsa in montagna potrà iniziare ad attirare sponsor e sostenitori fondamentali per crescere sotto tutti gli aspetti. Parlando con la gente che era a vedere i mondiali al Tonale è rimasta entusiasta dallo spettacolo offerto dalle gare, questo significa che la corsa in montagna è uno sport che sa trasmettere emozioni, il problema credo sia riuscire a trasmettere queste emozioni su larga scala e non solo alla ristretta cerchia degli appassionati».
Chi è il tuo campione di riferimento e chi è, secondo te, il più forte di sempre?
«Io non ho campioni di riferimento, ti posso dire che ho sempre ammirato i grandi campioni di qualsiasi sport, quelli che a volte finiscono per stare antipatici alla gente perché vincono sempre. Nella corsa in montagna il più forte di sempre è senza dubbio il neozelandese Jonathan Wyatt, l’unico a vincere i mondiali sia nella formula di sola salita che sul saliscendi, due Olimpiadi all’attivo e detentore di molti record mostruosi ed inavvicinabili per chiunque. A livello pratico invece nell’ultimo anno mi sono allenato spesso con Gabriele Abate e dai lui ho potuto imparare molte cose».
Smarna Gora… Com’è vincere la finale di un Gran Prix WMRA?
«Di certo è stata una sorpresa questa vittoria! Pensavo che gli eritrei fossero imbattibili… invece dopo 20minuti di gara eravamo rimasti solo io e Teklay quindi ho iniziato a prendere coscienza, anche se continuavo a pensare che se ne sarebbe andato a suo piacimento. Invece minuti e chilometri passavano ed io ero sempre li attaccato, anzi ho anche provato a superarlo qualche volta, ma appena lo affiancavo lui allungava e dovevo riaccodarmi. L’unico pensiero che ho avuto negli ultimi dieci minuti di gara era di non accontentarmi del secondo posto; anche se solo quando ho visto il cartello dell’ultimo chilometro ho iniziato a crederci. Non è stato facile resistere alla sua progressione finale, quando abbiamo scollinato ai meno 200mt dal traguardo con strada stretta e due curve secche pensavo di non riuscire più a passare, invece all’ultima curva mi ha lasciato un varco all’interno, mi sono buttato senza pensarci ed è andata bene! Non so se Teklay mi abbia sottovalutato pensando di staccarmi nel finale, fatto sta che abbiamo abbassato il record (di Arslan nel 2011) di 30” e ciò significa che non siamo stati a guardarci. Inutile dire che inserire il mio nome nell’albo d’oro di questa gara a fianco dei nomi di tantissimi campioni è una soddisfazione incredibile».
LiveRun un sito che sta crescendo e ti sta regalando belle soddisfazioni…
«L’idea LiveRun è nata proprio un anno fa fra le vie di Lubiana, io e Gabriele Abate avevamo appena corso la Smarna Gora 2011 e così un po’ per scherzo è uscita quest’idea. Un mese dopo eravamo on-line con un sito interamente creato e gestito da noi. Siamo molto soddisfatti di questi primi mesi di vita del portale in cui abbiamo cercato di proporre anche qualche novità, naturalmente non abbiamo ambizioni giornalistiche, ma pensiamo che una voce alternativa possa solo che far bene al mondo della corsa in montagna e dell’atletica in generale. Più se ne parla meglio è, no? Tra un mese LiveRun.it compirà un anno, venite a trovarci che ci saranno un po’ di sorprese! Grazie dell’intervista e, come dite voi di sportdimontagna.com… Stay Tuned!!».