GRANPARADISOBIKE 2013 - COGNE (AO)
Sottotitolo: Pippo Lamastra ha testato il tracciato definitivo della gara del 26 maggio
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La gara di Cogne è off road allo stato puro, le emozioni non mancano. All’interno del Parco Gran Paradiso… applauditi dai camosci e fischiati dalle marmotte
Test ufficiale sul percorso, rinnovato rispetto al passato, della imminente GranParadisoBike con Pippo Lamastra, cognense doc, a fare da apripista. La gara valdostana del 26 maggio è pronta per ospitare i bikers, quelli veri, quelli che amano all’ennesima potenza l’off road.
Quando si dice o si scrive che un territorio è “paradiso” dei bikers, nemmeno ci si può avvicinare alle sensazioni che si possono vivere in occasione di questo evento, nel bel mezzo del Parco Nazionale del Gran Paradiso. E se sentite fischiare alle spalle, nessuna paura, sono le marmotte irriverenti. Dotatevi di freni buoni, non solo per le discese ardite, ma qui gli “incontri ravvicinati” con i camosci sono all’ordine del giorno. In questo periodo sono in basso a brucare l’erba fresca e capita spesso di incontrarli, salutarli da vicino, a pochi metri, poi, come è giusto che sia, scappano nella macchia.
Tutta qui l’atmosfera speciale? Nossignori. Pedalando lungo gran parte di questi 45 km, appena si alza il viso si staglia il Gran Paradiso con le sue cime ancora ben imbiancate, e in alcuni scorci anche il Monte Bianco da una delle angolature più belle. Chi non gareggia per il podio può portarsi la sua “go-pro”, ci sono da portare a casa delle immagini paradisiache.
La GranParadisoBike, edizione numero 13, è insomma già pronta ad aprire le griglie. Non è una gara molto affollata, ed è un gran peccato. Qui si pedala come un tempo, quasi tutto in off road, solo un briciolo di quei chilometri messi li nel programma sono di asfalto, precisamente nel primo tratto per lasciare Cogne e salire verso Gimillan. Una serie di faticosi tornanti con punte oltre il 20%, ma sempre col Gran Paradiso a fare da faro. E dopo il pronti via c’è il GPM, che culmina su sterrato, ovviamente, prima di lanciare la gara in un tuffo tecnico in discesa, inizialmente lungo un single track da equilibristi, poi lungo uno sterrato dove servono innanzitutto buoni e collaudati freni, un briciolo di “sconsideratezza” e forti braccia.
Ma lasciamo la parola a Pippo Lamastra, vincitore dell’edizione 2012, che a Cogne ci vive e si allena e conosce ogni angolo recondito della valle: “Si parte in piazza a Cogne, si affronta subito una salita molto impegnativa che ci porta nella frazione di Gimillan, una salita dura, su asfalto, dove il gruppo si sgranerà sicuramente perché presenta dei tratti, soprattutto sul finale, molto impegnativi che superano il 20%. Diciamo che la gara non finisce qui, però bisogna sicuramente iniziare bene, poi arrivati in cima a Gimillan si entra nel sentiero, un sentiero bello tecnico.
Partire bene è sicuramente importante, però si può anche rimontare e per iniziare bene bisogna scaldarsi bene, la salita è veramente impegnativa, è come un muro ed è anche lunga. Una volta entrati nel sentiero di Gimillan c’è una discesa tecnica, se si riesce ad essere davanti a chi è più lento in discesa si può fare già la differenza. Una bella picchiata verso Epinel, punto più basso del percorso a 1.400 metri, partendo dal GPM, punto più alto del tracciato a quasi 2.000 m.
Qui le braccia faranno male, ma almeno le gambe avranno riposato per un po’. Da lì inizia la parte sicuramente più pedalabile, su pista da fondo, è tutto un su e giù, un continuo sali e scendi, bisognerà fare attenzione ai camosci in Valnontey perché saranno veramente tanti, come abbiamo visto oggi con il giro di ricognizione. Camosci e anche marmotte, del resto siamo nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, ai piedi del Gran Paradiso dove si possono ammirare tutti i ghiacciai, è forse la zona più bella del tracciato. Se Gimillan è un balcone sulla valle, Valnontey è proprio il cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Poi c’è un po’ di discesa e quindi si risale verso Lillaz rimanendo sulla pista di fondo, sul tracciato della storica Marcia Gran Paradiso, seguirà un tratto nel bosco molto tecnico, un continuo su e giù. Lì sarà importante conoscere un po’ il percorso per affrontare tutti questi saliscendi con il rapporto giusto, perché si tratta di asperità molto ripide ma brevi, quindi bisognerà affrontarle quasi di scatto, senza farsi spaventare perché sembrano molto dure ma in realtà si scollina subito, è una parte molto divertente. Successivamente si arriva a Lillaz, si sale verso la Valleille dove c’è una salita sterrata molto impegnativa con punti al 30%, bisognerà usare il rapporto più agile a disposizione. Io utilizzo una bicicletta da 29” e uso un 27/36, ovvero corona piccola davanti da 27 e come moltiplica la grande da 36, e lì sicuramente servirà perché siamo oltre la metà della gara, le gambe iniziano a fare male, anzi molti concorrenti rischiano di scendere e spingere a piedi se non hanno il rapporto giusto.
Da lì si vede il ghiacciaio dell’Arolla, tipico della Valle di Cogne, e a sinistra il Monte Bianco, visibile anche da Lillaz. Forse tanti conoscono Cogne per il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ma non tutti sanno che anche da lì si gode di un’ottima visuale sul Monte Bianco, secondo me una delle più belle. Se invece si guarda in basso si notano le cascate di Lillaz dove d’inverno si pratica l’arrampicata su ghiaccio, ma sono belle anche d’estate. Se ci fosse il sole e si volesse prendere un po’ di refrigerio, basterebbe avvicinarsi alle cascate per fare un… aerosol d’acqua fresca.
Proseguendo sul percorso si arriva a Cogne, si scende ancora verso Cretaz, poi si affronta una salita sterrata pedalabile al 3, 4 %, dove chi ha ancora un po’ di forza nelle gambe può fare la differenza. Al termine di questa salita si arriva ai Prati di Sant’Orso dove c’è l’arrivo, …la polenta e la salsiccia.
Il primo probabilmente impiegherà 1 ora e 45’ o 1 ora e 50’, anche perché il percorso è veloce, tutto in sterrato. Anche se dovesse piovere non ci sarebbero grossi problemi perché il terreno di montagna non fa fango. Io vado sempre in bici da queste parti ma non ho mai visto il fango.”