SPEDIZIONE KARPOS KONDUS VALLEY 2019 PAKISTAN
Sottotitolo: Maurizio Giordani riassume con queste parole il nostro recente viaggio nel Karakorum.
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Siamo partiti con un grande entusiasmo verso il progetto delle “torri nascoste” del K6/Link Sar. Poi tutto si è dovuto ridimensionare.....
"Siamo partiti con un grande entusiasmo verso il progetto delle “torri nascoste” del K6/Link Sar. Poi tutto si è dovuto ridimensionare nell’impossibilità di poterle raggiungere, nonostante tutti i nostri sforzi, per giorni e giorni. Abbiamo scalato poi su altre pareti e altre montagne, ma le torri sono ancora là, attraenti ma apparentemente irraggiungibili, salvo una remota nuova possibilità di approccio, scoperta alla fine osservando dall’alto quel complesso mondo di rocce e ghiacci, che potrebbe dare senso ad un nuovo tentativo”.
Maurizio Giordani, che ha il dono della sintesi, riassume con queste parole il nostro recente viaggio nel Karakorum. In queste tre settimane ho conosciuto una persona con una passione per la montagna a 360 gradi, dirompente e senza limiti, come poche volte mi era capitato di percepire in vita mia.
So per esperienza quanto sia difficile partire con un grande sogno e poi dover far fronte ad un ostacolo del tutto inaspettato che non ti permette nemmeno di avvicinarti ad esso e per questo sottoscrivo e comprendo le parole di Maurizio.
Tuttavia, sebbene il fatto di non esserci nemmeno avvicinati al nostro grande obiettivo delle Torri lasci un po’ di amaro in bocca, forse perché mi sono aggiunto all’ultimo al gruppo, forse perché queste Torri erano e sono più un sogno di Maurizio che mio… riesco a vedere bene i lati positivi di questa esperienza.
Aldilà di quanto fatto o tentato, sono grato ai miei compagni per avermi permesso di condividere con loro queste tre settimane di alpinismo nel senso più ampio del termine, dove forti emozioni si sono mischiate a profonde discussioni su natura, vita, alpinismo… persino politica, e non sono mai mancate le occasioni di scherzare, o di andare a coricarsi sotto un fantastico cielo stellato pieni di entusiasmo verso ciò che ci aspettava il giorno successivo.
Considero questa spedizione come un punto di partenza, che mi lascia ancora la speranza di raggiungere un giorno queste fantomatiche torri, ma che soprattutto mi ha aperto la visuale su un mondo nuovo e su nuove idee ed obiettivi da raggiungere, arricchendomi sia dal punto di vista alpinistico che umano.
Sul fronte della scalata si può forse dire che abbiamo combinato poco, dal momento che non abbiamo raggiunto nessuna vetta, ma la via con Max Faletti la reputo un gran tracciato, difficile e aperto nel miglior stile possibile. Mi ha impegnato a fondo per due lunghe giornate, sia tecnicamente, nella scalata, sia nella gestione di un terreno e di una parete complessi.
L’unico mio piccolo rammarico resta per la cima inviolata, sopra al campo base, alla quale abbiamo scelto di rinunciare… chissà chi sarà il primo essere umano a metterci piede sopra e a darle un nome! Probabilmente non noi, ma non importa: anche qui è stata un’avventura complessa, e sono convinto che abbiamo fatto la scelta giusta data la situazione. Il fatto che mi sentissi in ottima forma e con tanta energia non fa altro che darmi buone speranze per i prossimi progetti di quest’estate!