INTERVISTA A MARCO ZANCHI
Sottotitolo: Il volto orobico del trailrunning italiano....
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A bocce ferme abbiamo incontrato e intervistato per voi la bandiera dell' Iz Skyracing. Uno che, con il Tor de Geants, aveva un conto aperto....
A volte un pettorale è più di un semplice numero. Il pettorale racconta di sé del suo viaggio e delle intemperie che hai dovuto sostenere. Più è sporco e più è stato vissuto, più è bagnato e più esprime la fatica per portarlo al traguardo. Oggi partiamo da qui, da quel pettorale e dal racconto del bergamasco Marco Zanchi, giunto sesto al traguardo del Tor Des Geants 2013. I conti in sospeso si devono chiudere..
-1042, un pettorale da incorniciare?
Si, devo dire che è la prima cosa che ho fatto lunedì appena tornato a casa. Resterà appeso al muro per sempre; quando guardo quel numero con scritto 330km 80ore mi basta chiudere gli occhi per rivivere le emozioni.
-Dopo un anno ha chiuso i conti con il Tor Des Geants. Come hai vissuto quest’attesa?
Ho aspettato un anno intero per rifarmi dalla brutta esperienza del 2012, dove mi ritiraì al 270°km per un principio di congelamento. Un anno vissuto con l’obiettivo principale dell’8 settembre,
un’attesa lunga durante la quale tutti gli allenamenti e le gare effettuate sono state finalizzate al Tor; ho cercato di impostare un calendario gare in modo da accumulare la giusta quantità di km sulle gambe, ma allo stesso tempo senza affaticarmi troppo, diciamo che luglio e agosto sono stati i mesi decisivi.
-Sesto in generale e secondo tra gli italiani dopo un grandissimo Franco Collè. Che cosa ti rimane di quest’esperienza?
Innanzitutto voglio complimentarmi ancora una volta con Franco per la strepitosa gara, mi tenevo informato alle varie basi vita e avevo paura che il suo ritmo fosse troppo alto per reggere tutta la gara; per quanto riguarda il mio risultato se mi avessero chiesto di scommettere prima della partenza guardando la lista degli atleti Top avrei scommesso un posto dal 10°al 15°, invece è arrivato un risultato inaspettato. Mi rimane sicuramente un bagaglio di ricordi di tre giorni vissuti intensamente tra scenari incredibili e emozioni inaspettate come l’incontro di amici lungo il percorso e i piccoli gesti dei volontari e della tanta gente impegnata sul percorso in questi lunghi 330km
-Senti già nostalgia di Tor des Geants?
Il cosi detto “mal di Tor” un poco l’avevo provato lo scorso anno, ma pensavo fosse dovuto al fatto di non averlo concluso, quest’anno ha cominciato a farsi sentire domenica pomeriggio, dopo le premiazioni quando per tornare a casa ho attraversato in auto tutta la Valle d’Aosta e mi ha assalito un’ansia sconosciuta e una voglia di rimettere le scarpe da trail e risalire un colle nonostante i piedi gonfi come cocomeri e doloranti. Il Tor Des Geants ti crea una dipendenza da montagna incredibile!
-Prossimi obiettivi?
Devo dire che il Tor occupava un bel pò di spazio nel cassetto degli obiettivi, per ora mi godrò un pò le mie montagne tranquillamente senza problemi di cronometro, in attesa della neve e di qualche bella uscita di sci alpinismo. Alle nuove mete penserò durante l’inverno, sicuramente qualche gara a cui non ho potuto partecipare quest’anno.
-Vuoi ringraziare qualcuno?
Si, certamente vorrei ringraziare Stefano Punzo (fisioterapista della nazionale Ultratrail) un amico a cui ho chiesto a luglio se gli andava di farmi assistenza alle basi vita durante il Tor e che ha accettato subito. E’ stato indispensabile nei momenti difficili della gara! A lui, strada facendo, si sono aggiunti a sorpresa altri due amici Guido e Ivo, trascinati dall’evento Tor, infine a tanti altri amici della IZSKYRACING e alla mia famiglia, che mi hanno seguito ansiosi da casa e mi hanno incoraggiato con numerosi sms. Per ultima, ma non ultima, voglio ringraziare Tecnica per il grande supporto in questa mia passione del trail.