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Le Orobie sono montagne aspre e dure, bisogna conoscerle bene prima di poterle domare. In quasi 24 ore di gara, il bergamasco Marco Zanchi ha vinto quella che per lui era molto più di una gara....
"Ora che tutto si è compiuto rimane la nostalgia.. Per chi corre in queste gare sa benissimo a cosa mi riferisco". In queste brevi parole abbiamo raccolto a caldo le emozioni della gara e e i progetti di uno dei più tenaci e coriacei trailer italiani.
PARTIAMO SUBITO DALLA TUA RECENTE IMPRESA. VINCERE SUI SENTIERI DI CASA E' SEMPRE UNA GRANDE EMOZIONE. CI PUOI RIASSUMERE QUESTO VIAGGIO?
Riassumere quasi 24 h di gara in poche righe è difficile, soprattutto per una gara come la Orobie Ultra Trail vissuta in “casa” tra le mie montagne, luoghi di mille allenamenti e la mia gente. L’impresa è cominciata oltre un anno e mezzo fa, quando sono stato contattato dall’agenzia Spiagames per avere dei consigli sul mondo Ultratrail e per creare un’edizione zero con alcuni atleti esperti per definire un tracciato. Ho capito subito che facevano sul serio.
Venendo alla gara, è stato un susseguirsi di emozioni incredibili, venivo dai giorni precedenti allo “start” carico di tensione e nervosismo pazzesco, poi, pochi secondi dopo il via, tutto passa e ci si chiude nel proprio spazio “surreale” lasciando quel poco di distrazione solo per salutare la tanta gente sul percorso e lasciarsi stregare dagli scenari notturni. Ho curato ogni minimo particolare avendo provato più volte il percorso e grazie all’assistenza di Stefano Punzo e Gianni di Kratos, ha funzionato tutto a dovere. Sapevo che ci sarebbero stati avversari “tosti” come Gazzola e Insam, oltre a qualche nome nuovo che sbuca ad ogni gara, ma questa vittoria la volevo più di altre e cosa insolita per le mie caratteristiche, sono partito subito “forte” dettando il ritmo sin da subito. Gli ultimi km prima del traguardo ho cominciato a realizzare che era fatta, ma su quella pedana rossa ero quasi incredulo davanti a tanta gente.
TOR, LAVAREDO ULTRA TRAIL, I TUOI ULTIMI PIAZZAMENTI PARLANO CHIARO. QUALI SONO I TUOI PROSSIMI OBIETTIVI?
Ogni inizio di stagione mi segno le gare mirate sul calendario, questo anno devo dire che ho fatto un piccolo “extra” con la preparazione, ho sacrificato parte del lavoro per allenarmi più rispetto al solito e provare a seguire qualche gara del Mondiale Ultra World Tour, così son riuscito a partire in anticipo con la Transgrancanaria a Marzo, con un inaspettato 9° posto assoluto. L’obiettivo principale era naturalmente la Orobie Ultra Trail, da qui in poi non avevo messo più nulla in calendario; ora se guardo la classifica generale del Mondiale sono in 14° posizione a pochissimo dai top 10 e confesso che mi piacerebbe riuscire a partecipare ad un’ultima gara del circuito, ma, purtroppo, essendo una in Giappone e l’altra sull’Isola della Reunion, sono irraggiungibili economicamente. Vedrò di godermi qualche altra gara di casa Italia in attesa della pausa invernale.
TESTA, CUORE, GAMBE. IL TUO PODIO PERSONALE?
Sono tutti e tre sul gradino più alto, l’essenza di questo sport è il giusto mix di questi fattori, non puoi trascurarli.
DOVE VIAGGIONO I PENSIERI DURANTE UN'ULTRA?
Competizioni come le Ultratrail sono dei viaggi anche con la mente, non esistono pensieri fissi o meglio non li puoi comandare. Arrivi ad un punto di sdoppiamento, una parte di te rimane concentrata sul percorso da correre, l’altra viaggia tra vari pensieri del presente e passato, arrivi a momenti che sei nella tua “bolla” e non pensi a nulla. In molti casi mi aiuto con la musica, mi è successo più volte di cantare incontrando lo sguardo stupito di un concorrente vicino o magari di un volontario di percorso.
C'E' TANTA PASSIONE NEI TRAIL. CONFERMI?
Assolutamente si! Almeno fino a quando anche in Italia non arriveranno gli ingaggi economici come già succede in altre Nazioni. Nel Trail devi amare la natura per resistere, non puoi permetterti di improvvisare come in una corsa su strada.
COME VEDI IL LIVELLO DEI TRAILER ITALIANI? C'E' ANCORA UN GAP CON I NOSTRI CUGINI FRANCESI?
Purtroppo si, o meglio, i Francesi, come in altre Nazioni, molti atleti sono seguiti professionalmente, principalmente la loro vita è per il Trail , son seguiti da aziende, da allenatori e medici delle varie federazioni. In Italia per alcuni si può parlare di un semi professionismo, ma per la maggior parte di noi prevale il fai da te, non abbiamo le possibilità economiche e di tempo da passare ad allenarci. Nel mio caso, come dicevo all’inizio, quest’anno ho sacrificato parte del lavoro e investito economicamente per vedere dove potevo arrivare, ma purtroppo è giunta l’ora di tornare con i piedi per terra.
QUAL'E' STATA LA GARA O L'EMOZIONE PIU'GRANDE VISSUTA IN QUESTI ANNI DI CORSE?
Sarò banale, ma mi è successa pochi giorni fa al traguardo della Orobie Ultra trail, quando sono rimasto incredulo davanti a tanta gente e continuavo a chiedermi “che cavolo ho combinato”.