SKIALP COSI’ NON VA – IL PUNTO CON LUCA SALINI
Sottotitolo: Riceviamo e pubblichiamo questa attenta riflessione sul movimento..
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La crisi dello skialp è destinata a ripercuotersi anche sulle “grandi classiche”? Ecco cosa ne pensa Luca Salini CEO di Crazy e grande conoscitore del movimento scialpinistico italiano..
«La mia risposta è “si”. Mi duole dirlo, ma quando mancano le basi che rendono solida la struttura, ogni castello è destinato a cadere. Ho preso spunto per queste considerazioni da un paio di articoli pubblicati da Maurizio Torri su Outdoor Magazine nello speciale “Inside The Race” e dalla tavola rotonda organizzata in occasione dei Winter Business Days che si sono svolti a Ponte di Legno lo scorso 28 di gennaio, che mi ha visto coinvolto come relatore ( https://outdoormag.sport-press.it/2024/03/28/tutte-le-facce-dello-scialp... )
Tutti o quasi siamo d’accordo che il progetto olimpico, invece che fare da volano per questo sport, ha contribuito alla riduzione dei partecipanti. Molti, tra cui il sottoscritto, erano scettici fin dall’inizio. Lo scialpinismo è ben altro che sprint e staffette in pista. Invece di usare l’eccezionale visibilità Olimpica per contribuire a far conoscere il vero skialp, ci si è focalizzati su queste specialità di scarso appeal causando di riflesso un’eccezionale perdita di consensi.
L’ Italia è la nazione dove si è registrata la maggiore flessione. La responsabilità è da ricercare nella sciagurata gestione federale degli ultimi 8 anni; anche l’attuale non ha dato per il momento segnali tangibili di un’inversione di tendenza.
Una parte di gare, seppur con un po’ di fatica, sembra dare meno segni di cedimento. Si tratta di eventi di livello quali Circuito La Grande Course, Mountain Attack e Sellaronda. Anche se non registrano più i boom di iscritti in poche ore di 5/6 anni or sono, ma quantomeno raggiungono numeri che motivano ancora gli organizzatori ad organizzarle e ad impegnarsi per cercare di raccogliere gli appassionati. Vi sono poi gare che, se pur ben organizzate da gente competente e appassionata, fanno fatica; il caso della bella e ben gestita Transcavallo in Alpago è indicativo.
Gli organizzatori di tutte le classiche regionali sembra invece che abbiano alzato bandiera bianca: a volte pur decidendo di proporle nell’ormai striminzito calendario, hanno perso qualsiasi stimolo a promuoverle, lasciando spesso al caso comunicati stampa, video, report fotografici e comunicazioni di classifica. Tutto ciò le ha di fatto portate a essere “gare di paese”. Peccato perché dietro c’è spesso tanta competenza.
Una nota anche per la Coppa del mondo; la scelta di concentrare 3 prove consecutive tra gennaio e febbraio e poi 2 tra l’ultima di febbraio e la prima di marzo, costringe gli atleti e lunghe trasferte spesso senza respiro tra una prova e l’altra, per poi saltare completamente tutto il mese di marzo e proporre le finali a fine aprile . Questo calendario, oltre a creare problemi agli atleti costretti a correre senza respiro, alimenta il già alto disinteresse. Mi spiego meglio. La finale 40 giorni dopo l’ultima gara in calendario fa sì che nessuno si ricordi più di cosa sia successo prima.
Non dimentichiamo che aver giocato “all in” per le Olimpiadi, nasconde un rischio immenso: nel 2020 a Losanna si sono svolte le Youth Olimpics, ma quest’anno in Korea lo skialp è sparito dai radar e ad oggi nel programma ufficiale Olimpico di France 2030 ancora non è citato… Non so come la pensiate al riguardo, ma personalmente lo ritengo un segnale molto negativo.
Visto che ne ho cantato in parte le lodi, torniamo ora alle Classiche in pista e le Grande Course. Nel 2024, il programma Grande Course prevedeva 3 prove, Altitoy (non effettuata), Tour du Rutor e Patrouille des Glaciers. La Pierra Menta fa parte del programma LGC solamente ogni due anni e nel 2024 era esclusa; di fatto richiama però lo stesso target di atleti delle altre Grande Course. Sappiamo tutti che nessuno, salvo pochi “top atleti”, segue il calendario LGC per cercare di essere inserito in classifica generale, ma si scelgono le gare singolarmente per il proprio piacere.
Bene, nelle settimane tra il 13 e il 24 marzo si sono accavallate Pierra Menta, TdR e Sellaronda. Quindi è successo che pochissimi italiani hanno partecipato alla Pierra Menta, diventando di fatto una gara “per francesi”, la Sellaronda con più fatica degli scorsi anni ha fatto il pieno e di fatto il TdR ha avuto la metà dei partecipanti rispetto anche solo al 2016.
Quello che mi chiedo è se è davvero così difficile uscire da una logica “di paese” e trovare un accordo almeno sulle date che permetterebbe agli appassionati di partecipare ad almeno un paio di gare durante la stagione.
Trovare una soluzione ora per rilanciare lo skialp è tutt’altro che facile, non ho visto segnali di inversione di tendenza e con la poca coesione si è solo peggiorato lo scenario generale. Che poi, in fondo basterebbe guardare a quanto si faceva a fine anni ’90 o nei primi 2000, quando i vari circuiti regionali formavano atleti e organizzatori; senza troppi fronzoli, ma con tanta passione. Basterebbe riavvicinare gli appassionati con raduni serali per poi farli scalare verso Coppa Italia e Campionati Italiani. Basterebbe tornare a parlarsi e remare tutti nella stessa direzione. Lo so, sono un romantico, ma mi piace credere che tutto ciò sia ancora possibile…».
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