LA MIA PIERRA MENTA BY LORENZO HOLZKNECHT
Sottotitolo: Il campione bormino ci racconta un sogno cominciato 11 anni fa...
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"lI 2012 per me è stato l'anno buono, ho trovato in Manni un compagno fortissimo, capace di soffrire credo come pochi altri"....
Pierra Menta... La prima volta che il nome di questa montagna è entrato nel mio vocabolario era (ahimè) l'ormai lontano autunno del 2001 quando grazie all'amico e compagno di avventure Marco Majori mi affacciavo da inesperto e spaesato sedicenne nel mondo dell'agonismo.
Sono passati più di dieci anni da quel periodo, tante cose sono cambiate ma tutte le primavere, tranne quella del 2003, sono tornato ad Areches, paesino disperso sulle montagne del Beaufortain. Spesso con compagni diversi ma sempre con la stessa voglia di risalire quei pendii carichi di neve.
LA PIERRA & I VALTELLINESI... UNA LUNGA STORIA DI SUCCESSI:
Se tanti valtellinesi hanno potuto vivere momenti speciali sulle montagne dell'Alta Savoia, gran parte del merito va al visionario Adriano Greco che per primo ha scoperto questa 'gara a tappe', coinvolgendo poi negli anni Fabio Meraldi che in coppia con Chicco Pedrini ha fatto poi incetta di vittorie negli anni novanta. Le vittorie valtellinesi nel primo ventennio della competizione hanno contribuito ad accrescere il prestigio di questa corsa, alimentandone il mito di anno in anno.
L'ultima vittoria dei 'nostri' risale al 2002 con i mitici Boscacci e Murada.
LA PIERRA DI HOLZ... TANTI PARTNER DIVERSI, MA UN'UNICA GRANDE EMOZIONE:
Per quanto mi riguarda, alla mia prima Pierra Menta da cadetto ho centrato (nel 2002) una vittoria con Marco Majori per poi iniziare dal 2004 una serie di stagioni al fianco dell'amico di sempre, ora freerider, Mattia Coletti. Insieme abbiamo corso 5 Pierra Menta con risultati altalenanti ma sempre con lo spirito giusto, quel mix di impegno e spensieratezza che più volte ci ha permesso di salire sul podio.
Le cose si sono fatte più serie dal 2008, quando Mattia ha smesso di gareggiare mentre io ho continuato su quella strada aumentando considerevolmente impegno e dedizione.
Il 2009 è stato un anno difficile, la Pierra si correva per squadre nazionali, la formazione di super team era scongiurata e l'occasione poteva essere buona. Ho corso per la prima volta con il mito dello scialpinismo Guido Giacomelli. Forse ancora acerbo e sicuramente un pò in soggezione non mi sono espresso al meglio; complice poi il dolore persistente al ginocchio di Guido ci siamo ritirati all'inizio della quarta tappa.
Il 2010 è stato l'anno con Lenzi, ho trovato talmente lungo il secondo giorno che penso non me lo scorderò mai più. Il toro dell'Ossola cercava in giro un cordino (che puntualmente avevamo lasciato in stanza) per tirarmi anzi, trainarmi ma senza risultato.
La tappa del giorno successivo sul Grand Mont ci siamo rifatti, ho trovato una buona giornata e siamo riusciti a recuperare qualcosa in classifica generale, terminando poi quarti assoluti a 20" dal podio.
Lo scorso anno il feeling con Guido è cresciuto molto, abbiamo fatto un inverno di gare fianco a fianco e un pensierino alla Pierra Menta l'avevamo fatto entrambi. Sulla nostra strada abbiamo però incontrato Didier e Kilian che ci hanno lasciato solo le briciole, vincendo una gara durissima.
Abbiamo pagato il calo del secondo giorno, non riusciendo più a recuperare i secondi di ritardo accumulati, nonostante una grande tappa sul Grand Mont.
IL 2012... LA VOLTA BUONA:
Il 2012 per me è stato l'anno buono, ho trovato in Manni un compagno fortissimo, capace di soffrire credo come pochi altri. Complice il suo carattere schivo passa quasi inosservato, persino in gara il suo passo felpato è quasi impercettibile...nei momenti passati davanti a lui, la sua ombra non si è mai allontanata.
Potrei dire che quest'anno abbiamo vinto la classifica della regolarità, abbiamo cercato di controllare gara, ritmo e avversari con intelligenza, approfittando di qualsiasi incertezza altrui per cercare di guadagnare qualcosa. Abbiamo trovato in Denis e Matteo due grandi avversari, è stata gara vera per quasi 10 ore totali e 10.000 metri di dislivello positivo, come poche altre volte è successo negli ultimi anni.
Da parte mia posso dire di essere nato, agonisticamente parlando tra le montagne di Areches. Inconsapevolmente ho mosso i miei primi passi da scialpinista poco più che adolescente sul filo di queste creste, risalendo quasi stordito tra centinaia di inversioni per poi buttarmi incerto più che mai tra questi ripidi canali... Tutto questo mi ha formato nel tempo, e l'aver iniziato a salire e scendere proprio questi pendii si è rivelata l'arma in più per togliersi una bellissima soddisfazione.
Qui sotto un'obbligatoria immagine d'archivio sui prati di Le Planay...
Il commento è d'obbligo per:
Il sottoscritto (in basso a sx) versione rugbista con 6/8 kg più di adesso e con molti più capelli...sono sotto il casco ma ci sono; Guido cattivissimo e poco interessato alla foto (al centro) con sci d'epoca; Il mitico Cole (in piedi a dx) ancora in versione puffo, non superava il metro e 40...; Spinazza (alla mia dx) già in versione buttafuori e Pedergnana (alla sx di Guido) già pronto a staccare a morsi le alette sul casco di Alex Pellicer (per chi le ricorda).
Da notare la quasi totale assenza di guanti e fascette. Guai ad indossarle, se no non eri un duro!
Lorenzo Holzknecht
(Foto di Marco Maria Scolaris)