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INTERVISTA A CHRISTAN DE LORENZI

Maurizio Torri
3/4/2010

Grande festa, mercoledì sera a Bormio, per il migliore dei biatleti azzurri Christian De Lorenzi. Reduce da uno strepitoso finale di stagione, che per ben tre volte lo ha visto salire sul podio di Coppa del Mondo, il portacolori del CS Esercito Courmayeur è stato accolto da partenti, supporter, amici e compagni di gara che gli hanno organizzato una vera e propria festa a sorpresa…

L’occasione è stata propizia per incontrarlo, porgergli alcune domande e fare con lui il punto sulla situazione.

Se dovessi fare un bilancio stagionale, lo definiresti positivo o negativo?

«Direi entrambi – ha esordito -. Sino alle olimpiadi è stata la mia peggiore stagione degli ultimi anni. Dopo, senza ombra di dubbio, la migliore». Spiegati meglio: «Per una serie di motivi non riuscivo a esprimermi sui livelli che avrei voluto. Mi sentivo pesante e imballato. Come se non bastasse, il clima che tirava nel gruppo azzurro non era dei migliori e quando sei sotto pressione certe cose influiscono. Quando ho capito cosa sbagliavo ho cominciato ha girare, centrando due secondi posti (sprint e pursuit), un terzo in staffetta mista e un settimo in mass start».

La tua peggiore e migliore gara della stagione?

«In entrambi i casi non ho dubbi: la peggiore è stata la sprint delle olimpiadi; la migliore, invece, è coincisa con il primo podio in Coppa del Mondo. La prima l’attendevo da 4 anni. E’ cominciata male e finita peggio. La seconda invece mi ha visto subito partire bene: a ogni serie ero lì a giocarmela con il francese Fourcade… e’ stato bellissimo. Uno dei più bei giorni della mia vita».

L’avere un poligono regolamentare in Alta Valtellina e poterti allenare a due passi da casa ti ha aiutato?

«Sicuramente. Ha aiutato me, come tutto il movimento provinciale. In Valtellina nel settore biathlon si è lavorato molto bene e i risultati si vedono. Avere un poligono omologato è sicuramente un bel vantaggio. In questi anni molto è stato fatto, ma molto resta da fare per avvicinare sempre più persone a questa disciplina».

Già, perché essere più famosi all’estero che nel proprio paese non deve essere una bella sensazione:

«Come dicevo prima, la Valtellina è ancora un’isola felice. Il movimento c’è ed è in salute. Peccato che a livello nazionale si parli sempre solo e comunque di calcio. In Germania, Russia e Norvegia il biathlon è molto seguito. Le gare di Coppa del Mondo richiamano migliaia di persone e sono una vera e propria festa. In Italia, invece, manca un poco di cultura sportiva per tutto ciò che non è calcio».