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INTERVISTA A SAMUEL ANTHAMATTEN

Maurizio Torri
22/12/2010

VI PROPONIAMO UN'INTERESSANTE INTERVISTA A SAMUEL ANTHAMATTEN, UN'ALPINISTA POLIEDRICO E DECISAMENTE FUORI DAGLI SCHEMI...

“Al di là degli sponsor, delle serate e delle pubblicità, per me il vero alpinismo è pensare una linea, trovarla ed essere felice quando riesci a salirla”...

Reduce da un trasferta oltreoceano nella Yosemite Valley dove, insieme al fratello Simon (27 anni), ha inanellato in stile veloce e leggero celebri vie sulle pareti di El Capitan: “The Nose”, “Tangerine trip”, “Zodiac”, “Mescalito”, “West Face”, “Lurking Fea”, “Lost in America”, “North American Wall” e “Half Dome”, ad inizio mese Samuel Anthamatten è stato ospite d’onore all’inaugurazione dello showroom Crazy Idea di Castione Andevenno. Considerato tra i più forti alpinisti al mondo a soli 23 anni, il talentuoso svizzero ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva nella quale ha spiegato la sua passione per la montagna. Una passione vissuta a 360°. «Io amo questo ambiente… Estate, o inverno poco importa. La cosa che conta è essere polivalenti così da non avere alcuna limitazione».

La coppia Samuel – Simon è famosa nel mondo dell’alpinismo, ma anche martin si è fatto conoscere con degli exploit scialpinistici di assoluto livello. La vostra è dunque una famiglia legata a doppia mandata con la montagna e gli sport outdoor?

«In un certo senso si. Per fortuna di mia madre, almeno una dei suoi 4 figli non è sportiva. Quando qualcuno chiede a mia sorella se anche lei va in montagna è solita rispondere: “No… Io sono normale”».

Come è iniziata questa tua grande passione per il verticale?

«Direi quasi per gioco, all’età di 10 anni. Mio fratello Simon era particolarmente attratto dai climber che frequentavano la falesia dietro casa nostra a Zermatt. Visto che la corda ha due estremi, ha usato me come contrappeso da mettere a quello apposto ove si era legato. Beh, direi che da allora non abbiamo più smesso di arrampicare insieme e sono stati 13 anni fantastici».

A soli 15 anni hai vinto una tappa di Coppa del Mondo di arrampicata su ghiaccio nell’anno in cui tuo fratello Simon vinse il circuito, e a soli 23 anni sei considerato uno tra i migliori alpinisti al mondo… Eppure non vuoi fare l’alpinista a tempo pieno:

«No. E ti spiego pure il motivo. Prima facevo il carpentiere, ora sono guida alpina e maestro di sci, ma di fare l’alpinista 365 giorni all’anno non ci penso nemmeno. La pressione degli sponsor e il sentirsi quasi obbligato a compiere certe imprese sarebbe per me un peso opprimente anche solo a livello psicologico. Amo andare in montana, ma lo amo proprio perché è quasi un hobby o una valvola di sfogo».

Tra tanti exploit, qual è la via o la montagna a cui sei più legato?

«Tutte; dalla più facile alla più difficile. Se avessi già trovato la mia via perfetta o la montagna perfetta, probabilmente non avrei più nuovi stimoli per calzare nuovamente le scarpette e rimettermi in gioco».

Media e alpinismo un rapporto difficile?

«Necessario e difficile direi. Il nostro è un ambiente strano dove, non essendoci classifiche o graduatorie, bisogna spesso basarsi sulla fiducia. Nell’alpinismo, quello vero, è difficile fare paragoni. Ti faccio un esempio: l’exploit di Simone Moro al Makalu è una gran cosa… Eppure c’è in giro gente che sa vendere una salita per una normale come se fosse qualcosa di eccezionale. E non è così: la prima è un’impresa, la seconda una semplice ascensione. Senza cadere in facili polemiche posso solo dirti che per me, al di là degli sponsor, delle serate e delle pubblicità, il vero alpinismo è pensare una linea, trovarla ed essere felice quando riesci a salirla».

Pur avendo già raggiunto alti livelli sei molto giovane.. e come ogni giovane avrai dei punti di riferimento cui ambire. Facci due nomi:

«Solo due? Difficilissimo… Beh direi Walter Bonatti e Ueli Steck».

Ultima domanda. Dopo la Yosemite Valley, visto che siamo in Valtellina, una puntatina di Val di Mello ci potrebbe anche stare…

«Verissimo, anche perché ne ho sentito un gran parlare e per il momento l’ho vista solo in foto. Molti la definiscono la Yosemite d’Europa… Cavoli, prima o poi io Simon dovremo proprio venire a testare il suo granito».