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DANIELE NARDI, QUANDO LA PASSIONE DIVENTA PROFESSIONE

Maurizio Torri
14/10/2009

È entrato a far parte della scuderia SALEWA il climber laziale Daniele Nardi che si è messo in luce nelle ultime stagioni per prestigiose imprese alpinistiche.

L’obiettivo 2010 è l’Annapurna, ma prima delle fine dell’anno c’è in cantiere una nuova via in Nepal!!

Nato e cresciuto a Sezze Romano, provincia di Latina, 33 anni compiuti di cui 15 passati in “verticale”, Daniele Nardi da questa stagione può far affidamento su un nuovo partner tecnico.

Salewa, l’azienda italiana leader in Europa nell’abbigliamento e attrezzatura da montagna, sosterrà le iniziative dell’alpinista laziale che per valore tecnico-sportivo è il climber più rappresentativo nel centro Italia.

A soli 17 anni Daniele resta ammaliato dalla montagna e dall’alpinismo. Sono di quel periodo i ricordi di un’adolescenza spesso trascorsa sulle montagne dietro casa, i Monti Lepini. Dopo numerose escursioni in compagnia del padre sulle Dolomiti e soprattutto al termine di un’avventura in parete sul Gran Paradiso, Daniele si entusiasma sempre più e, tornato a casa, sperimenta le prime salite con tutto ciò che trova: una corda statica velica, un imbrago da cantiere e così via, fino a quando incontra un istruttore di arrampicata che mette ordine nelle qualità alpinistiche che nel frattempo si erano sviluppate.

Il primo grande traguardo arriva ben presto: a soli 18 anni sale in solitaria il Monte Bianco sul Grand Jurasse, “senza corsi di alpinismo, ma con tanta passione ed entusiasmo” come lui stesso commenta. Seguono numerose ascensioni in tutte le Alpi fino ai primi anni 2000 quando Daniele spinge lo sguardo verso l’Himalaya.

E così nel 2001 partecipa alla spedizione al Gasherbrum II dove incontra Silvio “Gnaro” Mondinelli che ancor’oggi considera come un maestro. L’anno successivo è la volta del Cho Oyu dove si deve fermare a quota 8.050 metri per un principio di congelamento. Dopo un anno sabbatico nel 2004 ritorna in Himalaya e il 19 maggio è in vetta all’Everest: “Un’emozione infinita che non trova pari” commentò al ritorno in Italia. L’anno dopo è la volta del Shisha Pangma, la vetta “middle”, e a cavallo tra il dicembre 2005 e il gennaio 2006 è in Sudamerica dove, non solo compie la “diretta dei Polacchi” sull’Aconcagua, ma al rientro al campo base contribuisce al salvataggio di un alpinista cileno in difficoltà. Nella primavera dello stesso anno il suo attacco al Makalu viene respinto a quota 8000 ma nel 2007 mette un’altra perla nel suo palmares, il K2, seguito l’anno successivo dal concatenamento del Nanga Parbat e del Broad Peak.

E il futuro? “In cantiere c’è un nuovo progetto in Nepal, con l’apertura nel prossimo novembre di una nuova via sulla parete Nord del monte Cholatse alto 6440 metri ” commenta Daniele “e nel 2010 c’è la salita all’Annapurna, la vetta himalaiana di 8.091 metri che in sanscrito, significa dea dell'abbondanza”.

Nel frattempo Daniele si allena nella propria palestra di arrampicata a Sezze Romano, ma soprattutto sviluppa ogni giorno quella che è la sua professione: il “formatore”. Infatti l’alpinista laziale, da alunno (gli mancano pochi esami per la laurea in ingegneria informatica all’Università La Sapienza di Roma) si trasforma in docente e tiene corsi di formazione rivolti agli studenti delle scuole medie e agli addetti di numerose aziende. Inutile dire che il leit motiv dei suoi interventi verte ovviamente sul parallelismo dell’impegno nella vita (professionale o scolastica che dir si voglia) con le sfide dell’arrampicata in parete.

Per maggiori informazioni: www.salewa.it