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DANIELE NARDI IN PAKISTAN PER DUE VETTE INEDITE

Maurizio Torri
21/7/2010

L’alpinista di Sezze Romano, in provincia di Latina, torna nel Karakorum in Pakistan con l’obiettivo di scalare due montagne inviolate di difficoltà tecniche elevate:

A sostenere l’impresa di Daniele Nardi ci sarà SALEWA, una delle aziende di rifermento nell’abbigliamento e attrezzatura da montagna. Partenza prevista oggi (giovedì 22 Luglio) da Fiumicino Roma..

Daniele Nardi torna in Pakistan per una nuova dimensione della sfida al limite. L’obiettivo della nuova e originale spedizione è di misurarsi su pareti mai sfiorate dall’uomo. Daniele infatti si dirigerà non più sulle montagne più alte del mondo, dunque non più 8000 metri, ma su cime più tecniche e mai salite da nessuno. Il viaggio prevede la scalata di due montagne, la prima una “big wall” sconosciuta collocata tra i 5000 e i 6000 metri di quota, mentre la seconda è una montagna mai scalata da nessuno dal nome Hassin Peak, la cui altezza sfiora i 6300 metri su terreno composto prevalentemente da ghiaccio e roccia.

«In questa spedizione ho deciso di cambiare tipologia di montagne perché sento la necessità ed il bisogno di cimentarmi su terreni più tecnici – ha commentato Daniele Nardi - quando ho cominciato a scalare all’età di 17 anni il mio obiettivo era il K2 e dopo aver coronato il mio sogno nel 2007 ho sempre cercato nuovi stimoli che si avvicinino al mio modo di andare in montagna».

Si sa che scalare un 8000 metri è una lotta contro il freddo, una battaglia contro l’altitudine, contro l’ossigeno che non c’è, un confronto continuo contro gli elementi della natura in quota. «Oggi invece ho deciso di provare la scalata a montagne dove l’ossigeno non è la prima preoccupazione ma dove il taglio tecnico di progressione in verticale è importante - ha sottolineato il 34enne alpinista laziale – e sono contento di avere ancora una volta SALEWA come partner tecnico in una impresa dove l’attrezzatura gioca un ruolo fondamentale».

La partenza è fissata per giovedì 22 luglio 2010 da Roma Fiumicino, e dopo l’arrivo ad Islamabad, inizierà la lunga marcia di avvicinamento alla base della prima montagna, localizzata nell’area geografica della Charakusa Valley, nella zona del villaggio di Hushe. «Le due vette sono ambedue tentativi importanti e la riuscita della spedizione non è assicurata, come spesso succede in questi casi – aggiunge Daniele – poiché le problematiche maggiori sono il clima che è particolarmente instabile in quella zona, e arrivare in cima solo ad una montagna sarà un grande successo, se riuscissimo ad arrivare in cima ad entrambe sarà un grande exploit». Non sarà solo Daniele nella sua spedizione in Pakistan, perché con lui ci sarà Lorenzo Angelozzi, promessa dell’alpinismo teramano a cui Daniele sta offrendo l’opportunità di cimentarsi anche su terreni impervi come quello della catena del Karakorum: a soli 19 anni Lorenzo è considerato l’alpinista con le maggiori potenzialità tra i climber del centro Italia.

Chi è Daniele Nardi

Nato e cresciuto a Sezze Romano, provincia di Latina, 34 anni compiuti di cui 17 passati in “verticale”, Daniele Nardi può far affidamento su un prestigioso partner tecnico: SALEWA. L’azienda di Bolzano, infatti, sostiene le iniziative dell’alpinista laziale che per valore tecnico-sportivo è il climber più rappresentativo nel centro Italia. A soli 17 anni Daniele resta ammaliato dalla montagna e dall’alpinismo e sono di quel periodo i ricordi di un’adolescenza spesso trascorsa sulle montagne dietro casa, i Monti Lepini. Dopo numerose escursioni in compagnia del padre sulle Dolomiti e soprattutto al termine di un’avventura in parete sul Gran Paradiso, Daniele si entusiasma sempre più e, tornato a casa, sperimenta le prime salite con tutto ciò che trova: una corda statica velica, un imbrago da cantiere e così via, fino a quando incontra un istruttore di arrampicata che mette ordine nelle qualità alpinistiche che nel frattempo si erano sviluppate.

Il primo grande traguardo arriva ben presto: a soli 18 anni sale in solitaria il Monte Bianco sul Grandes Jorasses, “senza corsi di alpinismo, ma con tanta passione ed entusiasmo” come lui stesso commenta. Seguono numerose ascensioni in tutte le Alpi fino ai primi anni 2000 quando Daniele spinge lo sguardo verso l’Himalaya. E così nel 2001 partecipa alla spedizione al Gasherbrum II e l’anno successivo è la volta del Cho Oyu dove si deve fermare a quota 8.050 metri per un principio di congelamento. Dopo un anno sabbatico nel 2004 ritorna in Himalaya e il 19 maggio è in vetta all’Everest: “Un’emozione infinita che non trova pari” commentò al ritorno in Italia. L’anno dopo è la volta del Shisha Pangma, la vetta “middle”, e a cavallo tra il dicembre 2005 e il gennaio 2006 è in Sudamerica dove, non solo compie la “diretta dei Polacchi” sull’Aconcagua, ma al rientro al campo base contribuisce al salvataggio di un alpinista cileno in difficoltà.

Nella primavera dello stesso anno il suo attacco al Makalu viene respinto a quota 8000 ma nel 2007 mette un’altra perla nel suo palmares, il K2, seguito l’anno successivo dal concatenamento del Nanga Parbat e del Broad Peak. Daniele si allena nella propria palestra di arrampicata a Sezze Romano, ma soprattutto sviluppa ogni giorno quella che è la sua professione: il “formatore”. Infatti l’alpinista laziale, da alunno (gli mancano pochi esami per la laurea in ingegneria informatica all’Università La Sapienza di Roma) si trasforma in docente e tiene corsi di formazione rivolti agli studenti delle scuole medie e agli addetti di numerose aziende. Inutile dire che il leit motiv dei suoi interventi verte ovviamente sul parallelismo dell’impegno nella vita (professionale o scolastica che dir si voglia) con le sfide dell’arrampicata in parete.