CAMANDONA & CAZANELLI SUL LOTHSE
Sottotitolo: Per loro un salvataggio di uno Sherpa a 7600 m....
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I due alpinisti valdostani, sono in Nepal dallo scorso aprile, prima per accompagnare due clienti sull'Everest, l'astronauta Maurizio Cheli e l'imprenditore Sergio Cirio...
Marco Camandona e il compagno di cordata François Cazzanelli, mercoledì 23
maggio 2018, alle ore 8.00 nepalesi, hanno raggiunto la vetta del Lhotse,
8.516 metri, la quarta montagna più alta delle Terra, senza l’ausilio
dell’ossigeno. La notizia è stata confermata dallo stesso Camandona
attraverso comunicazione satellitare.
Per Camandona il Lhotse è l’ottavo ottomila senza ossigeno supplementare.
Marco è tra i pochi eletti al mondo ad aver salito le sei montagne più alte
del terra: la prima, l'Everest (8848 m) nel 2010; la seconda, il k2 (8610 m)
nel 2000; la terza, il Kangchenjunga (8586 m) nel 2014; la quarta, il Lhotse
(8516 m) nel 2018; la quinta, il Makalu (8463m) nel 2016; e la sesta, il Cho
Oyu (8210 m). Quest’ultima si concretizza assieme con la vetta del ShiSha
Pangma (8048 m) nel 1998, con la salita in velocità di due ottomila a pochi
giorni di distanza. A queste, per dovizia di cronaca, si aggiungono
l’Annapurna (8091 m) nel 2006.
Per Cazzanelli il traguardo è importante perché si tratta del primo ottomila
senza l’ausilio di ossigeno supplementare, dopo la scalata dell’Everest di
settimana scorsa, dove il giovane alpinista di Cervinia è salito con
l’ausilio delle bombole di ossigeno per garantire la sicurezza del cliente
che era con lui.
“Sono molto felice e anche molto stanco. Ero particolarmente teso perché
sapevo che questo sarebbe stato l’unico tentativo possibile della stagione
(n.d.r. nepalese). Abbiamo scelto il giorno giusto e anche i passaggi giusti
e abbiamo raggiunto la cima del Lhotse. Il vento si sta alzando e già da
domani arriverà il monsone e il maltempo. Per questo motivo, anche la scelta
di scendere dalla vetta a 8516 m al campo base a 5300 m senza mai fermarsi
ai campi intermedi non è stata casuale ma una scelta ben ponderata che ha
reso tutto perfetto! - queste le prime parole dell’alpinista Marco Camandona
raggiunto al campo base dell’Everest sul telefono satellitare – siamo
partiti lunedì dal campo base raggiungendo il campo 2; il secondo giorno è
stato quasi più duro, perché dal campo 2 fino al campo 4 il percorso è stato
veramente lungo. Il Campo 4 è a quota 7600 m ed è uno dei pochissimi campi
dei grandi 8000 (a parte l’Everest e il K2) che è così in alto e – con una
punta di orgoglio afferma – ora finalmente sono salito sulle 6 montagne più
alte del mondo!”. Fisicamente Camandona ammette di aver patito la permanenza
forzata a 8000 m (n.d.r. al campo 4 dell’Everest) della scorsa settimana
quando nell’ascesa verso il “Tetto del Mondo” con dei clienti ci sono stati
problemi con le bombole di ossigeno: «Sto benino, non benissimo.
Probabilmente la notte passata al campo 4, a 8000 m, senza ossigeno
supplementare mi ha un po’ “bruciato” e ho fatto un po’ di fatica in più
rispetto a delle condizioni ottimali. Una volta arrivati in cima abbiamo
fatto le foto di rito e siamo subito ripartiti. – Camandona conclude – Al
ritorno siamo pure passati sopra una grande valanga che si è staccata sopra
l'Icefall, sembrava di essere su un'altra montagna rispetto a prima».
I due alpinisti, nei prossimi giorni si dedicheranno all’organizzazione
logistica per l’imminente rientro in Italia.
Il team per tutto il periodo della spedizione, è stato collegato ad internet
grazie a telefoni satellitari di ultima generazione e seguito sui social:
Instagram e FB. Numerosi anche i partner che hanno voluto accompagnare Marco
Camandona in questa sua nuova spedizione, tra questi Millet, Grivel,
Ferrino, Salice, Named Sport e Garmin.
L’ALPINISTA
Alpinista di fama internazionale, guida alpina e maestro di sci alpino,
Marco Camandona è allenatore federale di scialpinismo. Direttore tecnico, da
più di 20 anni, della gara internazionale di scialpinismo a tappe "Millet
Tour du Rutor Extrême” (prossima edizione la N° 20 - Arvier, Aosta, dal 26
al 29 marzo 2020), è atleta di sci alpinismo e di ultra trail, giudice della
Federazione internazionale di sci alpinismo e membro del Soccorso Alpino
della Valle d’Aosta dove vive e lavora.
Marco è salito sulle vie più impegnative delle Alpi, dal Monte Bianco alle
Dolomiti, aprendo vie nuove in Himalaya come la via "Princess Cecile Line”
al Churen Himal (7371m) nel 2012. Dal 1996 ad oggi, ha preso parte a più di
venti spedizioni alpinistiche e ha intrapreso viaggi d’avventura in tutto il
mondo, salendo su sei delle montagne più alte di ogni continente. Per otto
volte è salito su una cima principale di 8000 metri senza l'ausilio
dell'ossigeno. Marco è tra i pochi eletti al mondo ad aver salito le sei
montagne più alte del terra: la prima, l'Everest (8848 m) nel 2010; la
seconda, il k2 (8610 m) nel 2000; la terza, il Kangchenjunga (8586 m) nel
2014; la quarta, il Lhotse (8516 m) nel 2018; la quinta, il Makalu (8463m)
nel 2016; e la sesta, il Cho Oyu (8210 m). Quest’ultima si concretizza
assieme con la vetta del ShiSha Pangma (8048 m) nel 1998, con la salita in
velocità di due ottomila a pochi giorni di distanza. A queste, per dovizia
di cronaca, si aggiungono l’Annapurna (8091 m) nel 2006.
Marco dal 2015 si dedica ad un progetto umanitario in Nepal, dove ha
realizzato una casa-famiglia dove alloggiano fino a 25 bimbi, da qui il nome
della sua onlus Sanonani, che in Nepalese significa Piccolo Bambino.