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8ª SkyRace Internazionale Valmalenco-Valposchiavo, Fulvio Dapit c'è

Maurizio Torri
21/5/2009

Reduce dalla strepitosa performance 2008, il poliziotto friulano è pronto a misurarsi con i big internazionali di questa super classica italo svizzera

Dopo avere calcato il podio 2008, alle spalle di due grandissimi della specialità come Kilian Jornet e Ricardo Mejia, Fulvio Dapit è sicuramente uno degli atleti più attesi alla 8ª Valmalenco-Valposchiavo. In vista di questa super classica di inizio stagione gli abbiamo posto alcune domande a tutto campo.

La Valmalenco-Valposchiavo 2009, pur essendo in calendario come Trial di Coppa del Mondo, vedrà al via gran parte dei big della specialità. Quali sono i tuoi obiettivi?

«La considero una classica e una gara a cui tengo molto. L’obiettivo è provare a confermare il buon risultato conquistato lo scorso anno, anche se sarà molto difficile; sia per il livello della concorrenza impreziosita sempre da numerosi outsider, sia perché non è proprio una gara adatta alle mie caratteristiche. Ma la condizione va crescendo. Speriamo di fare una bella prestazione e, neve permettendo, di abbassare il mio personale».

Questo tracciato lo conosci molto bene. Un tracciato che lo scorso anno ti ha regalato anche un posto sul podio. Qual’è la parte a te più congeniale e quale quella dove ci sarà da soffrire?

«Sì, lo conosco bene, ma, come in ogni gara, la performance finale dipende molto dalla condizione di forma con il quale lo si affronta. Io, ad esempio, soffro sempre la parte iniziale fino al primo cambio salita discesa; è molto scorrevole sino alla diga, poi c’è da tener duro per fare il finale della salita ed arrivare nel tratto che prediligo. Da buon discesista, amo la lunga discesa in terra svizzera che mi porta fino al durissimo piano finale».

Nel 2007 ti sei laureato campione italiano di specialità. Il titolo tricolore rientra nei tuoi piani estivi o punterai maggiormente alla Skyrunner® World Series?

«Quello è stato un anno particolare; un anno che mi ha visto conquistare un titolo meritato ma non programmato all’inizio della stagione. La preparazione attuale non mi consente di fare previsioni. Per puntare ad entrambi gli obiettivi c’è da fare i conti con le molte spese da sostenere e le molte gare che si accavallano nei due calendari. Poi le formule di assegnazione dei punteggi tengono molto aperta la partita, penalizzando, nel titolo italiano, i discesisti come me».

La Spagna, vuoi per la presenza di Kilian Jornet o di un movimento radicato, negli ultimi anni sta monopolizzando il palcoscenico internazionale. Pensi che la nostra nazione potrà mai insidiare questo strapotere?

«La Spagna segue molto di più gli atleti di livello rispetto all’Italia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Atleti forti ce ne sarebbero. Qualche esempio? Basterebbe pensare al Dega, a Pivk, a Brunod, a Eydallin e a tanti altri giovani. Forse ancora manca qualcosa in ambito federale per valorizzare il nostro mondo».

Lo skyrunning è uno sport giovane ed in continua crescita. Per quest’estate si parla della creazione di una vera e propria selezione azzurra. Come vedi questo progetto?

«Ho sempre pensato che la creazione di una nazionale fosse una bella idea, ma in federazione hanno sempre detto che era troppo difficile fare una selezione vista la presenza di troppi atleti. La nazionale rafforza il nome dell’Italia in giro per il mondo e crea un gruppo molto compatto, con nuovi stimoli. Tutte cose che fanno bene alle prestazioni dei singoli».

Dovessi stilare una classifica, elencarci una top ten delle gare che più ti piacciono?

«Escludendo le prove che non ho corso, direi, senza ombra di dubbio, che le migliori per organizzazione, tracciato e pubblico sono: Zegama, Giir di Mont, Dolomites Skyrace, Valmalenco-Valposchiavo, Orobie Skyrade (maratona), Monterosa Skyrace, Grigne, Ontake Skyrace, Kinabalu Climbathon e 4 luglio».

Lo skyrunner è un atleta che deve avere un gran fondo. Qual’è la tua settimana tipo di allenamento?

«Purtroppo devo fare i conti con i turni e con gli imprevisti che ne conseguono. A grandi linee mi alleno a cicli di 5 giorni, in cui si diversifica il lavoro tra un allenamento detto lungo (> di 3h), un medio salita, un interval training con variazioni veloci e corte, ripetute medie o lunghe (in salita o in piano alternate). Sotto le gare, invece, le cose si modificano a favore dei ritmi veloci».

Maurizio Torri, Addetto stampa SkyRace Valmalenco-Valposchiavo