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TOFANA DI ROZES - PARETE NO CREDIT

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L’atleta SALEWA Simon Gietl ha compiuto la prima salita con Daniel Tavanini. GUARDA IL VIDEO!!

Redazione
16/9/2014
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L’atleta altoatesino Simon Gietl intraprende, insieme al compagno di cordata Daniel Tavanini, il suo progetto sulla Tofana di Rozes (3225 m), la montagna simbolo di Cortina....

La sua parete sud si innalza per 800 metri e, grazie all’ottima qualità della roccia, occupa un posto di tutto rispetto nel cuore degli arrampicatori.  “Quando, otto anni fa, riuscii nella prima salita di „Fein, Herb und Würzig“ insieme a mio fratello Manuel, a Castelletto, eravamo passati molte volte accanto alla spaccatura ripida e gialla della Tofana, guardandola con grande ammirazione”, ricorda Simon. Oggi, otto anni dopo, è riuscito ad accaparrarsi questo progetto, attaccando proprio questo sperone, insieme al collega e guida alpina Daniel Tavanini.  “Si tratta di roccia non proprio compatta e un sentiero passa proprio sotto alla spaccatura: per questo motivo discutemmo a lungo, cercando di capire se il nostro proposito non fosse troppo rischioso, avendo sempre persone che camminano sotto di noi. Poi, al giorno stabilito, non si prospettava un tempo adatto alle escursioni, e a dire il vero neanche all’arrampicata – questo voleva dire che non avremmo visto un’anima in giro. L’avventura poteva quindi avere inizio. Daniel attacca i primi 35 metri senza esitazioni e poi mi assicura.

 

 

Ci alterniamo nell’andare da primi e dopo un’ora buona siamo già sotto il tetto; con un’arrampicata tecnica e in libera scaliamo la prima, difficile lunghezza. Sebbene molto contenti, sapevamo di essere soltanto all’inizio: 20 metri sopra di noi si ergeva un tetto di due metri. Decidiamo di arrivare fin sotto il tetto e poi di fermarci. Eravamo molto contenti di essere riusciti a raggiungere quel punto in un solo giorno, e decidiamo di fare una pausa, per poi ritornare in seguito. Daniel ed io eravamo molto eccitati all’idea di poter scalare questo tetto e, con esso, il probabile passo chiave dell’intera parete. Due giorni dopo, con l’aiuto di due cliff, riesco a superare lentamente lo spigolo del tetto. Il pensiero che, se salta il cliff, volo per cinque metri sulla placca come un uccello che si schianta contro un vetro, mi rendeva ancora più nervoso. Gli incitamenti di Daniel mi incoraggiavano, ma sapevo bene che, cadendo lì, mi sarei fatto molto male. Sapevo inoltre che il morale forse non sarebbe bastato da solo a mandarmi avanti. Quando, finalmente, vedo una fessura minuscola, purtroppo troppo piccola per un chiodo, prendo un nut e faccio del mio meglio per posizionarlo, ma senza riuscirci. Per fortuna avevo con me il martello, con il quale riesco a inserirlo.

 

 

 

Preparo la nostra quinta sosta e sono felicissimo. A Daniel tocca la lunghezza seguente, che riesce a superare senza l’uso di chiodi.  Secondo le nostre valutazioni, il grado della lunghezza è inferiore all’8. Dopo due giorni siamo in cima al pilastro, dove la nostra via si ricongiunge alla „Steinkötter“. La prima salita era quindi terminata, ma la sfida di arrampicarne l’interezza in libera era appena iniziata.  Passai due giorni a pulire l’intera via e cercai di risolvere i passi chiave, assicurato da Andrea Oberbacher e Diego Zanesco.

 

 

 

Mi resi conto che scalare in libera sarebbe stato molto difficile, ma ero convinto che ce l’avrei fatta. Tornai alla parete insieme a Daniel e raggiungemmo il grosso tetto senza troppi problemi. Il tempo stava peggiorando e aveva iniziato a piovere. La parete è così verticale che si può arrampicare anche con la pioggia, l’unica pecca sono le prese che non tengono molto, ma la motivazione era enorme e volevo semplicemente provare.   Per arrivare al passo chiave devo fare sei mosse dinamiche oltre lo spigolo del tetto; a ogni mossa mi stupisco di non cadere, e poi trovo sempre una buona presa per le mani e vado avanti. Continuiamo senza esitazioni e arrampichiamo fin oltre la spaccatura, dopodiché il terreno è più appoggiato e solo la pioggia rende l’esperienza più avvincente. Le giacche ci riparano dalle intemperie e continuiamo ad arrampicare fino all’ultima parte della via. Ci siamo aggiudicati „NO CREDIT“, che è stata e rimane una gran bella avventura.

 

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